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Sicurezza in montagna » Approfondimenti sul rischio valanghe |
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Pubblicato Martedì 3 Febbraio 2004 da alpix |
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La Valanga è un massa di neve che precipita lungo il pendio di una montagna ingrossandosi sempre più, trascinando altra neve e detriti e abbattendo tutto ciò che incontra. Si verificano generalmente d'inverno (aumento di peso dello strato nevoso per abbondanti nevicate) e di primavera (disgelo). L'inclinazione minima di un pendio perché possano aversi delle valanghe si aggira sui 22 gradi.
ORIGINI DEI TERMINI “VALANGA” E “SLAVINA”
(tratto da Colin Fraser “L’enigma delle valanghe”)
Le origini dei nostri attuali termini “valanga” e “slavina” sono da ricercarsi nella lingua latina. Nei testi antichi erano chiamate “labinae” o “lavanchiae”. Lavanchiae è probabilmente di origine pre-latina, forse ligure, ed ha la stessa radice di “lave” che significa scorrere di fango o lava. Molto più tardi la confusione con il vocabolo francese “aval” (che significa “verso valle, all’ingiù”) produsse l’attuale vocabolo “avalanche”, usato in inglese e francese, da cui deriva “valanga” in italiano. Il termine si potrebbe applicare alla caduta di qualunque materiale, ma quando lo si usa senza specificazioni ci si riferisce sempre alla caduta di neve. L’altro vocabolo latino labinae deriva da “labi” che significa “slittare, scivolare giù”. In seguito la parziale intercambiabilità delle lettere b, v e u originò molti termini propri di particolari regioni alpine come lauie, lavina, lauina e infine l’attuale vocabolo tedesco lawine, introdotto nell’uso corrente da Schiller e Goethe, da cui deriva il termine italiano “slavina”.
Fin dall'inizio degli anni settanta, il Servizio Valanghe Italiano del CAI, per convenzione, aveva deciso di non usare mai il termine 'slavina' in quanto e' sinonimo di 'valanga', ma foriero di idee confuse (c'era, ad esempio, chi sosteneva che la slavina scivolasse e la valanga 'rotolasse', mentre in natura le valanghe che rotolano non esistono e sono legate solo alle fantasie tradizionali, sia pur raccolte da eminenti poeti come il Carducci, o, addirittura, da un vocabolario della lingua italiana che va per la maggiore che e' il Devoto-Oli).
La stragrande maggioranza delle persone coinvolte nella valanga muore per soffocamento; molti periscono anche in seguito alle ferite riportate. La possibilità di essere ritrovati ancora in vita diminuisce drasticamente col passare del tempo:dopo 45 minuti, solo un terzo delle persone completamente sepolte sotto la neve viene ritrovato ancora in vita.
Il pericolo di valanghe è determinato dall'azione reciproca di più fattori naturali quali il terreno, la quantità di neve fresca, il vento, la struttura del manto nevoso e la temperatura. Gli appassionati della neve devono conoscere il significato di tali fattori, poiché il 90% delle persone travolte provoca personalmente il distacco della valanga.
Terreno
Il pericolo di valanghe aumenta proporzionalmente alla pendenza del terreno. Una valanga può staccarsi già da pendii di 30 gradi di inclinazione. I pendii ombreggiati sono spesso più pericolosi di quelli esposti al sole.
Neve fresca e vento
Più neve fresca è caduta, più aumenta il pericolo di valanghe. Particolarmente critico è il primo giorno di bel tempo dopo un periodo di maltempo. Il vento può depositare ulteriore neve sui pendii sottovento. Le cornici di neve sulle creste delle montagne indicano spesso la presenza disimili accumuli. Già 1020 cm di neve fresca possono con condizioni sfavorevoli accrescere marcatamente il pericolo di valanghe. Il tipico pendio a rischio di valanghe è ripido, esposto all'ombra, in prossimità della cresta e coperto di accumuli di neve portata dal vento.
Manto nevoso
Il peso della neve genera all'interno del manto nevoso grandi forze di taglio alle quali spesso i diversi strati del manto nevoso non sono in grado di contrapporre la necessaria resistenza. In un pendio a rischio è solitamente sufficiente un piccolo sovraccarico, come quello provocato dal passaggio di una persona, per rompere l'equilibrio e provocare il distacco di una valanga. Un manto nevoso di spessore modesto e pietre sporgenti non implicano un minor pericolo di valanghe. Il pericolo maggiore è rappresentato dalle cosiddette valanghe di neve a lastroni perché entro pochi secondi un'intera lastra di neve si mette in movimento. Le vittime ne vengono rapidamente travolte e spesso seppellite completamente. Valanghe di neve a lastroni recenti, crepe nel manto nevoso o sordi rumori riscontrati su un pendio sono inconfondibili segnali d'allarme.
Temperatura
Le basse temperature dopo una nevicata possono rallentare il consolidamento del manto nevoso e mantenere per lungo tempo invariato il pericolo di valanghe. Un rialzo della temperatura dapprima riduce le resistenze del manto nevoso provocando un aumento del pericolo di valanghe; esso ne favorisce però l'assestamento comportando di regola dopo un certo periodo una diminuzione del pericolo di valanghe. In primavera, la maggiore insolazione e il conseguente riscaldamento inumidiscono e appesantiscono la neve, facendo così aumentare nel corso della giornata il pericolo di valanghe.
Pericolo di valanghe
Il bollettino valanghe non può tener conto delle situazioni locali. I responsabili delle piste o dei servizi di soccorso osservano costantemente l'evoluzione del pericolo di valanghe e mettono in guardia tramite tavole d'avvertimento (spesso accompagnate da segnali luminosi lampeggianti) dall'avventurarsi nella zona non controllata per gli sport sulla neve, oppure sbarrano piste, itinerari e sentieri per gli sport sulla neve.
Scala del pericolo di valanghe
1. Debole Condizioni generali favorevoli. Sui pendii ripidi più estremi,evitare i freschi accumuli di neve portati dal vento. Il distacco è possibile con un forte sovraccarico su pochissimi pendii ripidi estremi. Sono possibili solo piccole valanghe spontanee. Condizioni generalmente sicure per gite sciistiche
2. Moderato Condizioni in buona parte favorevoli. Evitare tutti ipendii ripidi estremi di esposizione e quota nonché gli accumuli di neve portata dalvento. Percorrere prudentemente e non in gruppo ipendii molto ripidi. Il distacco è probabile con un forte sovraccarico (**) soprattutto sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee. Condizioni favorevoli per gite sciistiche ma occorre considerare adeguatamente locali zone pericolose.
3. Marcato Condizioni in parte sfavorevoli. È necessario avereesperienza nel giudicare la situazione sul fronte dellevalanghe. Evitare i pendii molto ripidi. Il distacco di valanghe è probabile con un debole sovraccarico soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe. Le possibilità per gite sciistiche sono limitate ed è richiesta una buona capacità di valutazione locale.
4. Forte Condizioni sfavorevoli. Limitarsi a zone moderatamente ripide, evitare i pendii ripidi. Attenzione alle zone dideposito delle valanghe (distacchi a distanza, valanghe spontanee). Il distacco è probabile già con un debole sovraccarico sulla maggior parte dei pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe. Le possibilità per gite sciistiche sono fortemente limitate ed è richiesta una grande capacità di valutazione locale.
5. Molto forte Condizioni molto sfavorevoli. Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido. Le gite sciistiche non sono generalmente possibili.
Nota: Per approfondire clicca QUI
In Italia il sistema valanghe è curato dal CAI nonchè SVI Servizio Valanghe Italiano
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